Chi è malato di tiroide deve sottoporsi ad esami cardiologici?
Assolutamente sì, poiché questa ghiandola e i suoi ormoni regolano il battito cardiaco, la pressione arteriosa e il metabolismo che presiede all’assorbimento degli alimenti. Un ipertiroideo avrà sicuramente tachicardia, oltre che i noti disturbi del comportamento, e viceversa un ipotiroideo ingrasserà, rallenterà il ritmo del cuore e potrebbe addirittura svenire.
Quali sono questi esami e in che tempo andrebbero svolti?
Certamente si parte da una visita cardiologica ed aritmologica una volta l’anno con ecg a 12 derivazioni basale (elettrocardiogramma). Utile è inoltre un holter ecg e un holter della pressione arteriosa delle 24 ore ogni 6 mesi, un test da sforzo una volta l’anno ed esami ematici, soprattutto volti alla valutazione del profilo lipidico 1 volta ogni sei mesi.
Una visita cardiologica ed esami strumentali vanno svolti anche in un paziente asintomatico, o con profilo tiroideo compensato, ovvero con valori ormonali nella norma perché ben corretti dalla terapia in corso?
Assolutamente sì, poiché esiste il distiroidismo subclinico, ovvero un disturbo che passa sotto i radar delle analisi del sangue e tuttavia provoca disturbi del cuore subdoli come la tachicardia.
Quali sono le problematiche cardiologiche che riguardano il paziente distiroideo?
Tutte le aritmie, sia quelle che rallentano il battito del cuore, che quelle che lo accelerano (come la fibrillazione atriale). Successivamente viene interessata l’omeostasi pressoria, ovvero si potrebbe avere ipertensione arteriosa e poi ci sono i disturbi del metabolismo come la dislipidemia.
I farmaci per la tiroide e quelli cardiologici vanno in contrasto?
Solo in rari casi, ad esempio per amiodarone/cordarone che contiene iodio e non può essere somministrato a chi soffre di tiroide.